Costruire città accoglienti partendo dalle persone: il nostro contributo a “Facciamo Spazio!”

Il 15 aprile 2025, la nostra co-fondatrice Caroline Caporossi ha partecipato come speaker al talk “Si vive bene in una città media?”, parte del ciclo di incontri FACCIAMO SPAZIO – Progettare lo spazio pubblico con le persone, un percorso che accompagna la città di Reggio Emilia verso un evento di rilievo internazionale: il Festival Placemaking Europe, in programma a Settembre 2025.

Locandina dell’evento “FACCIAMO SPAZIO — Progettare lo spazio pubblico con le persone”.

Verso il Festival Placemaking Europe

Il Placemaking Europe Festival è un evento internazionale che riunisce urbanisti, designer, amministratori pubblici, imprenditori, attivisti e cittadini per ripensare e co-creare gli spazi pubblici delle nostre città. Ogni edizione si svolge in una città diversa e trasforma quartieri, strade e piazze in veri e propri laboratori a cielo aperto, dove si sperimentano pratiche innovative di placemaking.

Il festival promuove un approccio partecipativo e sostenibile alla rigenerazione urbana, mettendo al centro le persone e le loro esperienze quotidiane nei luoghi in cui vivono. Un’occasione unica per condividere idee, ispirarsi a vicenda e dare forma a città più vivibili, accoglienti, sostenibili, attrattive e inclusive. L’idea alla base di questo approccio è quindi quella di una trasformazione urbana che si concentra sulle persone che utilizzano uno spazio, piuttosto che sulle strutture fisiche o sugli edifici che lo costituiscono, in un’ottica non solo nazionale ma europea.

Mobilità sostenibile e vivibilità urbana nel centro di Reggio Emilia.
Credits: Placemaking Europe – Reggio Emilia 2025, da https://placemaking-europe.eu/pwe/reggio-emilia-2025/

In attesa del festival, il Comune di Reggio Emilia e i suoi collaboratori hanno deciso di iniziare a introdurre i cittadini a questi temi attraverso il ciclo di talk FACCIAMO SPAZIO! Progettare lo spazio con le persone. Gli incontri si tengono in questi mesi presso i Chiostri di San Pietro, un ex monastero recentemente restaurato che ospita mostre ed eventi culturali ed il Laboratorio Aperto Urbano, un luogo di partecipazione, confronto e innovazione sociale e digitale.

Il talk si è inserito nel programma di incubazione Nuovi Orientamenti di Impresa, promosso dal Laboratorio Aperto e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna. Prima dell’evento pubblico, abbiamo infatti avuto modo di incontrare alcune start-up selezionate per il percorso di incubazione: realtà giovani e motivate a generare un impatto sociale e ambientale, ispirate dal modello delle B Corps.

Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia.
Credits: Palazzo Magnani – Reggio Emilia 2025, da https://www.palazzomagnani.it/chiostri-di-san-pietro/

L’incontro a cui abbiamo partecipato è stato un momento prezioso di confronto su temi quanto mai attuali: dall’attrattività delle città medie nel panorama europeo al ruolo delle politiche pubbliche in ambiti chiave come il welfare, l’educazione e l’empowerment delle comunità. Un’attenzione particolare è stata dedicata anche ai servizi di prossimità e al modello mutualistico della nostra regione, con la sua solida rete di enti del terzo settore, cooperative sociali e volontariato, che rappresenta un pilastro nella resilienza degli ecosistemi urbani. Particolare attenzione è stata dedicata alle reti sociali solide, alle comunità accoglienti e agli spazi pubblici pensati per generare benessere nella quotidianità. Il dialogo ha permesso di esplorare tutte quelle dimensioni che rendono una città non solo funzionale, ma anche profondamente desiderabile.

In relazione a queste tematiche, è stato un piacere contribuire all’evento portando la nostra visione, la quale è particolarmente coerente con questi valori e tiene insieme collaborazione, inclusione, valorizzazione delle competenze e delle risorse, e innovazione sociale.

A rappresentare l’Association for the Integration of Women è stata Caroline Caporossi, co-fondatrice dell’associazione. Insieme a lei, sul palco, anche Giulio Buciuni, professore associato in Entrepreneurship & Innovation presso il Trinity College di Dublino, e Nicola Bigi, imprenditore e co-fondatore di TIWI srl, azienda specializzata nella costruzione di contenuti multimediali per il web.

Caroline Caporossi, Co-founder AIW

Le città medie come laboratori di qualità della vita

Il confronto si è aperto su un tema fondamentale: come rendere le città medie più attrattive per giovani, professionisti e nuove imprese.

Nicola Bigi ha raccontato la scelta controcorrente di fondare TIWI a Reggio Emilia, invece che in città come Tokyo o Milano. Una decisione dettata dal desiderio di una vita più sostenibile, ma che si è scontrata con la difficoltà di trattenere giovani creativi in una città percepita come meno stimolante. Ha quindi sottolineato che non basta offrire un buon lavoro, ma bisogna costruire un contesto vivace, creativo e aperto. In questo, sono essenziali il sostegno e il supporto delle pubbliche amministrazioni, che devono saper cogliere l’occasione per valorizzare iniziative e attività che possano migliorare la qualità di vita nelle città medie in cui si sviluppano queste situazioni favorevoli.

A tal proposito, Giulio Buciuni ha offerto una metafora potente: imprenditori come Nicola o Caroline sono come sequoie cresciute in un terreno insolito e le amministrazioni dovrebbero coltivare e far crescere quel che nasce attorno a queste realtà.

Giulio Buciuni, professore associato in Entrepreneurship & Innovation presso il Trinity College di Dublino.

Dare valore al talento già presente

Uno dei temi centrali emersi durante il confronto è stato quello della “perifericità” delle città medie rispetto ai grandi centri dell’innovazione, come Milano. In particolare, si è discusso delle difficoltà di attrarre e trattenere talenti in città come Reggio Emilia o Modena. Caroline ha portato una prospettiva inedita e stimolante:

“One thing I found particularly interesting was how much of the conversation focused on human resources. There’s often the idea that you can't build innovative things in a peripheral city because you can't attract top talent. But I felt I brought a different perspective through Roots: what others see as a challenge, we’ve come to see as our greatest strength. We have a pool of local talent — people who are already in the city, who are stable, and who often lack other opportunities. So, instead of importing an idea and needing to bring in talent from elsewhere, we were able to look at what our city already had and build something from that. I think that was an interesting shift in perspective, especially because people rarely think about migrants as part of the human resources conversation”.

Mentre molti ritengono, infatti, che l’innovazione sia difficile in questi contesti per la scarsa capacità di attrarre “talenti”, lei ha ribaltato l’idea: secondo la sua esperienza con Roots, la vera forza sta proprio nel capitale umano già presente in città. Le donne migranti vivono stabilmente nelle nostre città medie, ma spesso hanno poche opportunità.

Invece di importare modelli e competenze da fuori, AIW ha scelto di partire da ciò che esiste già, valorizzandolo. Un approccio che raramente viene considerato, soprattutto quando si parla di migranti in relazione alle risorse umane. È infatti proprio da questa consapevolezza che è nato il nostro progetto, che mira a risolvere un grande paradosso contemporaneo: da un lato donne migranti altamente motivate e competenti, ma spesso escluse dal mercato del lavoro; dall’altro un settore, come quello della ristorazione, in forte carenza di personale qualificato.

Tirocinanti AIW insieme alla chef Jessica Rosval, Agosto 2024

Il talk è stato solo una tappa del percorso che condurrà al Festival Placemaking Europe, che a settembre coinvolgerà 13 città europee in un grande laboratorio di progettazione urbana partecipata. Quel che è certo è che l’atmosfera è già carica di energia, curiosità e voglia di sperimentare. Si avverte chiaramente il desiderio di cambiamento e l’apertura verso una nuova visione della città: non più definita solo da edifici e infrastrutture, ma dalla qualità delle relazioni, dei servizi e delle opportunità che è in grado di offrire alle persone.

E noi siamo fiere di poter contribuire, con il nostro lavoro, a costruire città che non solo “funzionano”, ma in cui si vive bene davvero: luoghi che non escludono, ma accolgono; che riconoscono il valore delle diversità e investono nelle relazioni, nella cura e nell’inclusione come leve fondamentali per il benessere collettivo.

Next
Next

AIW visita Casa Maria Luigia: uno sguardo sul percorso formativo delle tirocinanti